Il rapporto di Nomisma ha valutato la capacita' dell'arte di comportarsi come bene rifugio, facendo riferimento al 1995-2010: "gli indici di prezzo relativi al mercato internazionale dell'arte e al comparto contemporaneo in Italia evidenziano la loro capacita' di tenuta rispetto all'indice generale dei prezzi", e' scritto nello studio. L'arte, pero', non ha dimostrato di essere difensiva nei periodi di incertezza e instabilita' economica. Ad ogni modo, tra i possibili asset d'investimento, quello in arte sta mostrando buoni risultati in termini di rischio-rendimento: batte quasi sempre quello in azioni, anche se non riesce a sostenere il passo dell'oro. "Da sottolineare, pero', una marcata differenza tra il ritorno ricavabile sul mercato internazionale rispetto a quello italiano, nonche' il divario, rilevato nel nostro Paese, tra l'andamento dei comparti moderno e contemporaneo", e' indicato nello studio. A partire dal 1995, l'investimento in opere d'arte riconosciute scambiate a livello internazionale ha restituito un rendimento medio annuale dell'1,9%. Si tratta di un risultato non elevato se comparato ai tassi di crescita fatti segnare dagli altri asset d'investimento (2,6% della Borsa statunitense e 4,0% del contratto derivato sull'oro quotato sul Comex), ma sicuramente positivo in virtu' della protezione garantita rispetto all'inflazione.
Anche limitando l'analisi dell'ultimo lustro, il mercato internazionale dell'arte ha garantito un ritorno medio annuale positivo (1,1%), a fronte di un'erosione del valore registrata sul mercato dell'arte moderna in Italia (-2,2% all'anno). Il rapporto di Nomisma ricorda che il segmento dell'arte contemporanea e' cresciuto molto velocemente nel periodo 1995-2010, con un tasso di rendimento medio annuale del 3,9% (molto vicino al 4,0% registrato dall'oro), dimostrando, al contempo, di sapere reggere meglio il colpo assestato dalla crisi (+0,3% all'anno a partire dal 2006). "Una protezione di valore assimilabile a quella registrata dall'investimento in nuove abitazioni situate nelle grandi citta' italiane", anche se non rilevabili in corrispondenza del segmento dell'arte moderna, che con un -2,2% all'anno avrebbe solo limitato le perdite rispetto a chi, nello stesso periodo, avesse investito sul listino di Piazza Affari (-6,3%). Ad oggi, un euro investito nominalmente nel 1995 nelle opere degli autori contemporanei del nostro campione risulterebbe pari a 3,21 euro (3,67 euro per l'oro), mentre lo stesso investimento nelle opere degli autori moderni appartenenti al nostro campione avrebbe garantito solo 1,16 euro, seppure con un livello di rischio nettamente inferiore. Riducendo il campo d'osservazione al periodo 2006-2010, un euro investito a inizio periodo ha un ritorno positivo solo dall'allocazione in oro (2,30 euro), in opere d'arte compravendute sul mercato internazionale (1,14 euro), nel segmento contemporaneo italiano (1,04 euro) e, infine, in case situate in una grande area urbana (1,02 euro), ma non nel segmento moderno (0,82 euro) e nel mercato borsistico italiano (0,60 euro) o statunitense (0,98 euro). Nel 2010 Lucio Fontana e' risultato l'artista piu' venduto, seguito da Alighiero Boetti e da Mario Schifano.
Sempre secondo il rapporto di Nomisma nel primo semestre del 2010 c'e' stata ancora una predominanza degli acquisti di opere d'arte in gallerie (51,81%), ma con un incremento della quota intermediata dalle case d'asta (da 33,38 del 2009 a 42,19% del 2010). In tre regioni, ovvero Lombardia, Veneto e Piemonte, e' stato intermediato il 77,13% dell'intero valore degli scambi del primo semestre del 2010. Emi- (RADIOCOR)
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